Sopravvivere ai buoni propositi di gennaio (o settembre)

Sono sempre stato colpito dal fatto che il mese di gennaio (come quello di settembre) sia una specie di “attivatore” di buoni propositi. I gestori delle palestre lo sanno bene. Gennaio diventa la panacea di tutti i mali. Da gennaio si smette di fumare, si inizia la dieta, ci si iscrive al corso di pilates, si decide di dedicare un giorno alla settimana alle proprie passioni, di cambiare lavoro, di trovare lavoro... Si potrebbe continuare all’infinito!

A febbraio i meno determinati hanno abbandonato la nave. Qualcun altro a marzo. Solo pochi sopravvivono al mese di aprile.


Evidentemente deve esserci una propensione ad accompagnare ogni nuovo inizio con una serie di buoni propositi. Questo accade quando nasce una storia d’amore, quando si comincia un’attività lavorativa o si decide di dedicarsi ad un semplice passatempo. Poi succede che, misteriosamente, nella nuova storia d’amore si ripetono gli stessi schemi della relazione precedente, che il nuovo lavoro diventa noioso come quello che lo ha preceduto, che il nuovo hobby viene abbandonato come si è fatto con tutti gli altri.


Credo che tutto questo accada perché nell’essere umano esiste una specie di tendenza ad investire il “nuovo” di una serie di aspettative positive, senza fare troppo i conti con l’impegno necessario alla loro realizzazione.


Ma l’aspettativa e la realizzazione non vanno sempre a braccetto. Se esistono cose che si oppongono alla realizzazione dei nostri progetti, rispetto alle quali possiamo fare poco, abbiamo sempre dei margini di responsabilità in quello che desideriamo fare o, perché no, essere.


Se ci si ferma ci si rende conto che il nuovo anno, che era stato caricato di aspettative, si rivela più o meno una fotocopia di quello precedente. E si continua ad essere come prima e a fare ciò che si faceva prima, gli stessi errori, le stesse routine, le stesse abitudini.


E che fine hanno fatto i buoni propositi? Probabilmente sono stati messi in stand-by, inconsciamente rimandati al prossimo agosto.


Forse bisogna fare un po’ di pulizia... Anzitutto, capire che in questa sorta di “eterno ritorno dell’uguale” si ha certamente una qualche responsabilità. Gennaio è un mese come un altro e non c’è nessun motivo per cui dovrebbe essere quello della “volta buona”. Insomma, non ha nessun potere particolare. Che sia la volta buona lo decide in gran parte l’impegno che si riesce e si decide di mettere nella realizzazione di un certo progetto. Il punto sta proprio in questo. Quanto si è capaci di determinarsi? Di compiere una valutazione realistica dei venti favorevoli e capire quanto effettivamente l’impegno personale può misurarsi con le contingenze avverse?


La verità è che decidere di cambiare è difficile e cambiare è ancora più faticoso. Ma se cambiare è difficile, non cambiare può essere fatale, come disse Fred Allen. La notizia buona è che si può iniziare in qualsiasi momento, perciò non occorre abbattersi se già non si è resistiti al primo cioccolatino dell’anno.